Il TAO del dolore emotivo
Come affrontiamo il dolore emotivo? Di solito quando appare nel nostro sistema ci spaventiamo immediatamente e lasciamo che la paura ci porti lontano. Ma é la risposta giusta? Siamo sicuri che il dolore emotivo è un nemico e che è contro la nostra felicitá?
Tutti i nostri problemi emotivi: depressione, disturbi d’ansia, problemi relazionali, disordini psicologici e dipendenze, non sono altro che diverse espressioni di un dolore emotivo piú o meno intenso. Sono come le foglie di un albero e il dolore emotivo è la radice comune.
Da dove arriva il dolore emotivo?
Durante l’infanzia e l’adolescenza possiamo avere delle esperienze che provocano dolore emotivo in noi: abbandono, non ricevere abbastanza amore, rifiuti, abusi, traumi, manipolazione ecc. I nostri bisogni fondamentali in pratica non sono stati pienamente soddisfatti, non lo sono stati per nulla oppure sono stati ignorati o addirittura attaccati. L’intensitá del dolore emotivo puó variare a seconda dell’etá, della condizione psicologica e della gravitá degli accaduti.
Quando il dolore si presenta in queste fasi primarie della vita, applichiamo di solito uno schema base: “NO → Evitamento”. Ovvero diciamo “NO” al dolore emotivo perché siamo troppo fragili per affrontarlo, e lo “evitiamo” per tenerlo lontano dalla nostra mente cosciente. Se siamo molto piccoli, iniziamo addirittura a vedere il dolore come una forma di attenzione ed amore da parte di chi si prende cura di noi. La veritá a quel tempo è intollerabile per il nostro sistema.
Cosa succede piú tardi…
Crescendo continuiamo a ripetere lo stesso schema “NO → Evitamento”, sviluppandolo in diversi modi a seconda delle nostre esperienze di vita. Iniziamo a credere sempre di piú che queste strategie sono “positive” mentre il dolore é “negativo”. Costruiamo un muro attorno al dolore per lo piú fatto di paura, rabbia e vergogna.
Queste strategie protettive hanno un caro costo per noi. Infatti piú evitiamo situazioni che possono rivelare il nostro dolore emotivo nascosto, piú la nostra libertá è limitata e ne soffriamo. Con il tempo, le nostre strategie protettive smetteranno di funzionare o si trasformeranno loro stesse in una fonte aggiuntiva di dolore:
> “Ho sempre dovuto tenermi impegnata a fare qualcosa, ma adesso non funziona piú, sto male anche se faccio qualcosa!”. Maria, Italia, 32
> “Continuo a cercare la compagnia degli altri, non riesco piú a stare da solo, perché se no sto male, ho paura e mi sento impazzire dall’ansia! ” Michael, UK, 39
Sintomi e disordini psicologici sono i segni del risveglio del nostro dolore emotivo che chiede di essere reintegrato.
Una nuova consapevolezza
In pratica, dobbiamo iniziare a renderci conto che:
> Le strategie protettive hanno smesso di svolgere la loro funzione e questo è positivo anche se magari fa paura.
> Il nostro dolore, tanto temuto ed etichettato come negativo, in realtá è una chiamata per un cambiamento positivo.
> Come e quando reintegriamo il nostro dolore emotivo e quanto tempo tutto questo necessita, sono questioni che dipendono dal nostro ritmo interiore e dalla nostra situazione di vita.
Tutto questo accade quando siamo forti e maturi abbastanza per prenderci cura del nostro bambino interiore e iniziare a vivere in modo nuovo, libero e più ricco emotivamente.
“Che cosa ne faccio di questo dolore?”
A questo punto i miei clienti di solito mi dicono: “Ok, ma adesso che cosa ne faccio di questo dolore?”. Ebbene, in precedenza appena il dolore si presentava reagivamo con lo schema “NO → Evitamento”. Adesso sta a noi invece dare una risposta diversa e piú matura: “SI → Lasciar essere”.
Di solito mi guardano con occhi sgranati e pieni di sgomento! Li invito semplicemente a dire di “SI” al dolore emotivo, ad accoglierlo con amore e a “lasciarlo essere” senza fare nulla al riguardo e semplicemente sentire dentro di sé che è “tutto ok”. Dare spazio al dolore e lasciare che si esprima é un momento prezioso di guarigione e di intimitá con noi stessi, che ci rende molto piú leggeri. È come accarezzare la testa di un bambino spaventato e sofferente.
In pratica, se lo lasciamo essere e non interferiamo con quello che accade, se ne vá via. In questa profonda accettazione, emerge una nostra identitá piú autentica.
“Rimango impigliato!”
Molti clienti mi dicono: “Se inizio a dire di Sí al dolore, poi ne rimango impigliato e non ne esco piú!”. Accade quando ci identifichiamo troppo con il dolore e ne diventiamo dipendenti. In questo modo in pratica lo lasciamo essere ma non lo lasciamo andare, lo tratteniamo. È una abitudine derivante dal giudicarci in modo negativo, la cui radice sta probabilmente nel non aver avuto abbastanza supporto positivo o dall’esserci sentiti insicuri nell’infanzia.
Siamo cosi spaventati ad arrenderci al dolore emotivo, che ne recintiamo una parte, vi ci isoliamo dentro e stabiliamo la nostra nuova identitá! È come qualcuno che è spaventato dal nuotare in un fiume e decide di costruire una piccola piscina isolandone una porzione d’acqua. L’acqua diventa stagnante e non appartiene piú al fiume ma diventa la “sua” acqua.
“Non voglio dolore, voglio felicitá!”
Siamo stati abituati per secoli a pensare che gli opposti siano due cose non compatibili: se c’è A non ci puó essere B; A è la negazione di B e viceversa. In realtá non è cosi. Molti clienti mi dicono: “Io non voglio dolore, voglio felicitá!”. Una felicitá maggiore e piú autentica non è la negazione del dolore emotivo, al contrario, è ció che emerge proprio da un sentimento di profonda accettazione.
Il TAO del dolore emotivo
La veritá sugli opposti è ben visualizzata dal simbolo del TAO (“via”, “sentiero”, “percorso”): l’immagine consiste in un cerchio diviso in due metá a forma di goccia: una bianca e l’altra nera. All’interno di ciascuna metá è contenuto un cerchio piú piccolo del colore opposto. Le due parti sono connesse e si completano a vicenda.
Mettiamo che nel nostro caso lo spazio nero sia il dolore emotivo e lo spazio bianco sia la felicitá. Il dolore emotivo ha sempre in sé stesso una goccia di felicitá e la felicitá ha in sé stessa una goccia di dolore emotivo. Hanno bisogno l’uno dell’altro per esistere; l’uno senza l’altro sarebbero incompleti. Dire di Sí al dolore significa quindi dire di Sí alla felicitá, e in quel momento ci innalziamo e diventiamo noi stessi il TAO.
Percorrere la Via
Ci potrebbe volere del tempo per imparare a stare in questo spazio sottile di accettazione, senza evitare il dolore e senza reprimerlo. Il grande ostacolo è che siamo spaventati dal diventare di nuovo vulnerabili come quando eravamo bambini e siamo stati feriti. La grande differenza è che adesso non siamo piú completamente dipendenti dagli altri. Se l’adulto in noi prende per mano il bambino interiore, possiamo affrontare ogni situazione e non ci sará piú spazio per la paura.
Rifondarci in una posizione di vulnerabilitá è una benedizione, perché mentre ci abituiamo a questo stato, iniziamo a percepirne la bellezza e la forza. Questo spazio è piú profondo e vero di quello che emerge dai nostri muri protettivi. Diventiamo piú autentici, aperti e liberi di esprimerci e di fare esperienza della vita.
By letting it go it all gets done.
The world is won by those who let it go.
But when you try and try.
The world is beyond the winning.
– Lao Tzu –
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Autore: Somesh Valentino Curti
“Oltre al mio lavoro di psicologo, mi piace scrivere articoli per il mio sito web e altre riviste online come: Iamexpat.nl e Expatshaarlem.nl
In questo modo posso condividere la mia esperienza su argomenti preziosi che potrebbero esserti utili se sei in un processo di terapia o se stai semplicemente esplorando questi contenuti. Il mio desiderio è che questi articoli possano ispirarti e darti una comprensione più profonda della tua vita“
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